INDIGESTIONE
Sono sensibile agli spifferi. potremmo dire che ho un’intolleranza ai flussi, per quanto flebili, di aria fredda. particolarmente mangiando. e ora il mio stomaco è una fiamma rovente. [Metafora]
Mi fa male, brucia in modi diversi: prima divampa fiammata dolorosa, come uscita dal naso di un drago. Altre minori, piccole scariche elettriche, come scosse. Infine cenere. le polveri residuali, la coltre che lo ricopre. [Ellissi]
“Non potresti chiudere bene le finestre? O vestirti fino al mento?”, chiederete. Ma certo, sembra facile. Eppure più il freddo fuori aumenta, più caldo divento dentro. [Domanda retorica]
Rombi! Scosse! Il terremoto? No, è lo stomaco, il mio stomaco! scende e scenderà! Lui non lo sa. Non lo sa che il bagno è rotto, lui, e il bar è chiuso, a quest’ora poi, dove andrò a cagare? [Pleonasmo]
Io vago, uno Sherlock Holmes,
mentre quasi addosso mi cago. [Antonomasia]
Cacca copiosa corre creando caos
cerco di capire come costiparmi. [Allitterazione]
Ma è un attimo: colto in fallo io decido di cedere a quei tuoi influssi freddi, a tutti i “no” che a fatica ho ingoiato e indigesti mi si sono incastrati… finora!
Ti vomito addosso anni di dolore, ti cago in faccia tutta la merda che meriteresti di mangiare. È il tuo turno, stronzo! [Allegoria]
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