Nostalgia: Fili d'erba


 

Il sole riscalda e le fa brillare la peluria sulle braccia.

È il 21 marzo, il primo giorno della nuova stagione. Hanno sempre detto che per la sua malattia la primavera è uno dei periodi peggiori. Lei si è sempre chiesta il perché. Ha ricordo di primavere che andavano bene, ad esempio, che non erano problematiche: ricordo di fiori colorati nel giardino della zia. Finire presto i compiti e rincorrere il gatto, giocare a pallone, le prime giornate a maniche corte.

Come ora, maniche corte: il sole la riscalda e si riflette sulla sua pelle.


Chiude gli occhi, inspira. Da giù le arrivano i rumori delle automobili che sgommano, si superano, non rallentano mai. È così la vita per alcuni: si va veloci, ci si muove, ci si sposta. Si decide un punto sulla mappa e lì si arriva. E poi invece ci sono lei e quelli come lei. Quelli che stanno fermi, quelli per cui a un certo punto un meccanismo si è inceppato, chissà quando e chissà dove. Chissà quando le primavere hanno cominciato ad essere dure, altalene angosciose, indecifrabili, chissà dove si trovava la prima volta che ha trovato spazio dentro di lei quel sassolino nero che fa incespicare.


 Riapre gli occhi. Espira. C'è il sole del primo pomeriggio e percepisce il rumore delle auto, della vita veloce, sotto di lei. Si tratterebbe solo di muovere un passo verso di essa, un solo passo per sempre.

Si guarda i piedi. Dei fili d'erba vibrano al vento e attirano la sua attenzione. Ostinati, i fili d'erba, vincono pure sull'asfalto, in qualche modo: per loro non esiste primavera, è sempre estate. Le mancheranno i fili d'erba, così eleganti e così saldi.

Le mancheranno alcuni amici, alcune voci famigliari. Gli gnocchi al pomodoro. Il sole che splende. Guardare le stelle. Lei in bicicletta. Ma tutto questo che le mancherà in fondo le manca già, non le appartiene più da troppo tempo. Tutto questo era di una vita fa, della sua vita prima.A volte confonde il presente con il passato e il futuro e questo la stanca, la spossa. A volte, per sentire ancora qualcosa, deve immaginarsi di sparire, lasciarsi inghiottire e non esserci più.

Allora, solo allora, può affermare di provare nostalgia.



Commenti