[Scrivere un testo a partire da un titolo di giornale reale]
Ma non scrivono che: Ladro è alto, altissimo, arriva su fin quasi alle nuvole; sulla testa sopra le nuvole, un cappello, anche quello alto, altissimo, mai visto un cappello alto così: e infatti no, non si riesce a vedere. Il cappello è un cilindro da mago: ecco la parola chiave, la soluzione ad ogni questione e domanda che le teste dei poliziotti fanno gareggiare l’una contro l’altra: un combattimento di galli, la stazione di polizia.
E quindi: identikit di Ladro: un mago. Non si avvicina a quel bancomat arrivando in auto, un complice ad aspettarlo, un passamontagna a nasconderlo, una pistola, finta, a proteggerlo. No. Ladro: appare. Non c’è, poi: c’è. Materializzato in quel preciso posto, dove prima: nulla. Non capisco. Non c’è da capire, solo da guardare, e credere che quello che si vede, è. Ladro c’è, c’è il suo braccio, che si allunga, le sue dita, che si stringono, una bacchetta, che reagisce:alle sue parole, dette a mezza voce, quasi senza nemmeno muovere le labbra: un vero mago.
Un attimo e il bancomat esplode, no, meglio: così come Ladro appare, appare l’esplosione: non c’è un momento mentre, solo un prima e un dopo: esplosione non c’è, esplosione c’è.
Ladro prende i soldi, ora sì, c’è un momento durante, che dura in eterno, Ladro che afferra e tocca e conta. Ladro coi soldi. Tra le nuvole, un ghigno, gentile: la sua magia c’è.
Si gira, non verso la telecamera, ma attraverso, e arriva a noi: sta fermo, per un tempo di nuovo infinito: è il tempo che ci vuole alla sua testa tra le nuvole di raggiungere la Terra.
Si immagina gli applausi, sorride. Saluta, un cenno di capo, e se ne va, senza aspettare la fine degli applausi.
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